Uno sguardo di genere sulla carriera di Mara Blasetti

Il percorso compie una panoramica sull’esperienza lavorativa di Mara Blasetti attraverso l’adozione di un filtro interpretativo di genere. A partire da una significativa selezione della documentazione cartacea e fotografica, si intende inquadrare le penalizzazioni professionali subìte dalla direttrice di produzione in Italia e all’estero, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. Grazie alla ricostruzione di questa singola memoria, è anche possibile intravedere quali ricorsivi meccanismi di marginalizzazione abbia adottato un intero sistema industriale improntato sulla superiorità maschile, a danno delle lavoratrici.

Sezioni percorso

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La scelta di una figlia d’arte

Guardando al blasonato cognome che porta e agli splendidi racconti sulla sua infanzia e giovinezza, si potrebbe pensare che Mara Blasetti sia “scivolata dentro” alla carriera cinematografica “come se fosse la cosa più naturale del mondo”, ma ciò è vero solo in parte. La vita sembra portarla lontano dai set, quando concretizza la sua “ambizione a fare la moglie, la madre, la padrona di casa” grazie al matrimonio con l’ingegnere Rodolfo Venturoli nel 1943 e la nascita di Giorgio nel 1948. Il sogno domestico finisce per spezzarsi alle soglie degli anni Cinquanta: separata dal marito, si ritrova a mantenere un figlio da sola. Benché i suoi genitori si dimostrino disponibili ad aiutarla finanziariamente, Mara Blasetti è fermamente decisa a cercare la propria indipendenza economica.
Se la scelta è ricaduta nella “materia che conoscevo bene”, si tratta comunque di una strada professionale intrapresa considerando la poca appetibilità delle sue competenze e studi entro il mercato del lavoro dell’epoca, e soprattutto dietro a una motivazione che oggi descriveremmo come femminista: il desiderio di emancipazione.
Mara Blasetti bambina sul set di Sole, con il padre e l’attore Marcello Spada (1929)
Mara Blasetti bambina sul set di Sole, con il padre e l’attore Marcello Spada (1929)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di La fortuna di essere donna, con Marcello Mastroianni e Sophia Loren (1955)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di La fortuna di essere donna, con Marcello Mastroianni e Sophia Loren (1955)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di La fortuna di essere donna, con Charles Boyer (1955)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di La fortuna di essere donna, con Charles Boyer (1955)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di Europa di Notte, con Isa Bartalini e la troupe (1958)
Mara e Alessandro Blasetti sul set di Europa di Notte, con Isa Bartalini e la troupe (1958)
2

La (s)fortuna di essere donna in un’industria maschile

Una volta diventata direttore, sono nate tutte le difficoltà del direttore di produzione donna”.
È la risposta di Mara Blasetti alla questione della discriminazione di genere nel settore cinematografico, posta da Cinzia Bellumori che curò per la rivista “Bianco e Nero” il numero monografico Le donne del cinema contro questo cinema. (fasc. 1/2, gennaio/febbraio 1972).
La conversazione toccò specificità della sua storia personale che oltrepassano gli stereotipi di genere: Blasetti dichiarò apertamente che i pregiudizi dell’essere figlia d’arte l’avevano privata di altrettante occasioni di crescita professionale al di fuori dell’egida paterna. Tuttavia, sorprende l’immediata franchezza con cui denuncia, senza esplicitare nomi d’accusa e date salienti, le storture di un sistema in un periodo in cui era forzatamente più facile per le lavoratrici rimanere in silenzio, per paura di perdere la propria posizione. Consultando l’Annuario del cinema italiano 1970-1971, solo tre donne risultano sotto la voce “Direttore di produzione”: oltre Blasetti, Jone Tuzi e Bianca Lattuada, nomi che ricorrono ancora nell’allarmante quadro che delinea Patrizia Carrano nel suo Malafemmina, pubblicato da Guaraldi nel 1977. Il dato quantitativo minoritario dell’impiego femminile nei settori di responsabilità finanziaria si ritrova traslato in quelli creativi e culturalmente di spicco (regia, fotografia, sceneggiatura), mentre le percentuali aumentano con ruoli giudicati per prassi storica e sociale più adatti alle “qualità femminili”, come la segretaria di edizione, l’assistente al montaggio, la sarta, la parrucchiera.
La documentazione d’archivio ne ricostruisce fedelmente l’ascesa professionale e gli aperti riconoscimenti dei produttori per cui ha lavorato, ma testimonia anche controversie vissute in prima persona a causa della cultura maschile dominante nella Settima Arte.
3

“I have been a woman from the day I was born…”

La brusca interruzione del suo contributo a due lavorazioni internazionali, Il filibustiere della costa d’oro (Mister Moses, 1965) di Ronald Neame e Rappresaglia (Massacre in Rome, 1973) di George Pan Cosmatos ne sono un esempio.
Nel 1963 Blasetti accetta entusiasta la proposta di Frank Ross per organizzare il film Mister Moses, lavorando al progetto a tempo pieno per mesi. Arrivato a Roma a fine settembre, il produttore americano sembra “evasivo” e “non più interessato”, rivelando la ragione dietro a questo inaspettato distacco. La direttrice di produzione scrive a Roger Good, un membro della British Film Technicians Union, quanto sia stata sorpresa nello scoprire di non essere ritenuta all’altezza di gestire un film che si sarebbe girato in Africa, esclusivamente perché donna. L’esito della vicenda è ancora più amaro: nonostante la causa giudiziaria intentata da Blasetti al Tribunale di Roma, non riceverà mai un compenso economico per il lavoro svolto.
Anche Cosmatos e Ponti disattendono lettere e incontri informali di assunzione. Nel gennaio del 1972 il regista greco conferma a Mara Blasetti che verrà pagata seicentomila lire per la stesura di un budget di produzione e di un programma delle riprese per il progetto all’epoca intitolato Death in Rome. Tuttavia, ad attività già cominciate, il produttore italiano le chiede di seguire la lavorazione ad Amalfi di Che? (What?, 1972) di Roman Polanski, rassicurandola sul mantenimento della propria posizione nella realizzazione della pellicola sull’eccidio delle Fosse Ardeatine, una volta rientrata nella Capitale. Nessuna promessa sarà mantenuta: l’incarico le viene sottratto a favore dell’organizzatore di produzione Marcello d’Amico, ritenuto più idoneo al tema bellico del film in quanto uomo; inoltre, non otterrà alcun tipo di risarcimento.
Lettera di Mara Blasetti a Roger Good riguardo il ritiro dell’incarico (19 dicembre 1963)
Copertina del fascicolo sulla causa legale Blasetti contro Frank Ross
Frontespizio della sceneggiatura di Mister Moses (1963)
Copertina della sceneggiatura di Death in Rome (1972)
Lettera del regista Cosmatos a Blasetti sul compenso per le attività da svolgere (17 gennaio 1972)
Lettera di Mara Blasetti al regista Cosmatos per richiedere il risarcimento (18 agosto 1972)
4

Discriminazione di genere: una questione numerica

Al di là di questi casi eclatanti, la carriera di Mara Blasetti può anche essere letta con una lente interpretativa più ampia, che renda conto di indizi sotto traccia sulla questione femminile entro i confini dell’industria cinematografica italiana. Paragonando le produzioni a cui ha partecipato (a vario titolo) tra nazionali ed estere, le prime sono un numero esiguo e non casualmente. Come ha avuto modo di ricordare in più occasioni, anche durante la sopracitata intervista con Bellumori, su una teorica bilancia pesano di più titoli europei e americani, giacché “gli stranieri a questo fatto non danno peso”, mentre, per quanto riguarda le produzioni italiane “I colleghi facevano il mio nome solo quando i maschi erano tutti impegnati”.
Dalle carte conservate nel fondo, relative ai pochi set italiani dove Blasetti è stata chiamata in qualità di organizzatrice, possiamo osservare gli effetti concreti (o almeno un campione a esempio di essi) della marginalizzazione delle lavoratrici cinematografiche. Negli elenchi del cast artistico e tecnico, del film per la televisione La volpe e le camelie (1966), per la regia di Silverio Blasi, di La più bella coppia del mondo (1967), per la regia di Camillo Mastrocinque e La linea del fiume (1976), per la regia di Aldo Scavarda, i nomi femminili scarseggiano e sono comunque relegati a mansioni tecniche, di assistenza e minor responsabilità.
Elenco troupe di La volpe e le camelie (1966)
Elenco troupe di La volpe e le camelie (1966)
Elenco troupe di La più bella coppia del mondo (1967)
Elenco troupe di La più bella coppia del mondo (1967)
Elenco troupe di La più bella coppia del mondo (1967)
Elenco troupe di La linea del fiume (1975)
Elenco troupe di La linea del fiume (1975)

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