Risate e lacrime:
Suso Cecchi d’Amico e Mario Monicelli
Suso Cecchi d’Amico ha scritto film, spesso insieme ad altri sceneggiatori, per molti grandi registi italiani. Con Mario Monicelli ha instaurato una collaborazione discontinua ma fondamentale per entrambi, che ha prodotto alcune fra le opere più importanti del regista e altre minori.
Sezioni percorso
1
Mario e Suso: un’amicizia fra toscani
2
Il ‘metodo’ Monicelli
3
Comicità e letteratura
4
Il futuro (e il passato) è femmina
1
Mario e Suso: un’amicizia fra toscani
Mario Monicelli e Suso Cecchi d’Amico sono stati amici per oltre cinquant’anni. Condividevano alcuni tratti caratteriali e simpatie e avevano uno sguardo simile, al tempo stesso sobrio e ironico, attento alle persone e alle relazioni tra loro. Come racconta la sceneggiatrice nelle sue memorie, Storie di cinema (e d’altro) raccontate a Margherita d’Amico:
“Come me Monicelli è nato a Roma per caso, e ciò esaspera la nostra rivendicazione di toscanità…tra i miei amici presenti e passati Monicelli è senza dubbio il più segreto e il più pericoloso, capace di gesti clamorosi rigorosamente in contrasto con i suoi interessi, se non addirittura con i suoi sentimenti. È il re dell’understatement, che io chiamo pudore, e nessun regista-autore al mondo ne ha mai avuto tanto nel proprio lavoro. Monicelli si farebbe impiccare piuttosto che parlare di “ispirazione”, di “anima”, di “creatività”. Non direbbe “noi artisti” neppure sotto tortura, né farebbe mai un capriccio per ottenere il dovuto da una produzione, ma lo farà per ottenere l’inutile, e tutto a suo danno“.
“Come me Monicelli è nato a Roma per caso, e ciò esaspera la nostra rivendicazione di toscanità…tra i miei amici presenti e passati Monicelli è senza dubbio il più segreto e il più pericoloso, capace di gesti clamorosi rigorosamente in contrasto con i suoi interessi, se non addirittura con i suoi sentimenti. È il re dell’understatement, che io chiamo pudore, e nessun regista-autore al mondo ne ha mai avuto tanto nel proprio lavoro. Monicelli si farebbe impiccare piuttosto che parlare di “ispirazione”, di “anima”, di “creatività”. Non direbbe “noi artisti” neppure sotto tortura, né farebbe mai un capriccio per ottenere il dovuto da una produzione, ma lo farà per ottenere l’inutile, e tutto a suo danno“.


2
Il ‘metodo’ Monicelli
Ricordato soprattutto per le sue commedie, Monicelli era un regista che dava grande importanza alla sceneggiatura. Contribuiva spesso alla stesura dei suoi film, come è evidente dalla presenza del suo nome tra gli sceneggiatori nei titoli di testa.
Suso Cecchi d’Amico scrisse per lui dieci sceneggiature, a partire da quella de I soliti ignoti (1958), alla quale contribuirono anche Age e Scarpelli.
Suso Cecchi d’Amico scrisse per lui dieci sceneggiature, a partire da quella de I soliti ignoti (1958), alla quale contribuirono anche Age e Scarpelli.
Monicelli era solito partecipare a tutte le riunioni di sceneggiatura, facendo da guida agli altri, dato che lui stesso aveva cominciato scrivendo copioni. Una volta finita la prima stesura, con la sua pessima calligrafia la ricopiava tutta, dalla prima riga all’ultima, impossessandosene quasi fisicamente.


3
Comicità e letteratura
Il secondo film di Monicelli scritto da Suso Cecchi d’Amico, insieme ad Age, Scarpelli e lo stesso regista, fu Risate di gioia (1960), ispirato a un racconto di Alberto Moravia. Il film riuniva Anna Magnani e Totò, due attori che avevano recitato insieme sul palcoscenico.
Altre collaborazioni con Monicelli avvennero a distanza di tempo. Cecchi d’Amico è citata nei titoli di testa di Casanova ‘70 (1965) e Le fate (1966), ma i film veramente suoi sono La mortadella (1971) e Caro Michele (1976). Nel primo Sophia Loren recitava la parte di una donna che si trova bloccata all’aeroporto di New York, perché ha portato con sé una mortadella da donare al fidanzato. Lungometraggio modesto rispetto ad altri di Monicelli e Loren, dette comunque l’occasione all’attrice di dominare la scena dall’inizio alla fine.
Il secondo invece, adattato da un romanzo di Natalia Ginzburg sulle traversie della gioventù post-sessantottina, con Mariangela Melato, ricevette molti premi, tra i quali l’Orso d’argento per la miglior regia al Festival di Berlino.
Negli anni Ottanta l’apporto di Suso Cecchi d’Amico fu determinante per la sceneggiatura di Le due vite di Mattia Pascal, adattamento pirandelliano con Marcello Mastroianni, proposto alla RAI per una serie televisiva in quattro parti, e diventato poi un lungometraggio nel 1985. Figurano come co-sceneggiatori Ennio De Concini, Amanzio Todini e Monicelli.
Altre collaborazioni con Monicelli avvennero a distanza di tempo. Cecchi d’Amico è citata nei titoli di testa di Casanova ‘70 (1965) e Le fate (1966), ma i film veramente suoi sono La mortadella (1971) e Caro Michele (1976). Nel primo Sophia Loren recitava la parte di una donna che si trova bloccata all’aeroporto di New York, perché ha portato con sé una mortadella da donare al fidanzato. Lungometraggio modesto rispetto ad altri di Monicelli e Loren, dette comunque l’occasione all’attrice di dominare la scena dall’inizio alla fine.
Il secondo invece, adattato da un romanzo di Natalia Ginzburg sulle traversie della gioventù post-sessantottina, con Mariangela Melato, ricevette molti premi, tra i quali l’Orso d’argento per la miglior regia al Festival di Berlino.
Negli anni Ottanta l’apporto di Suso Cecchi d’Amico fu determinante per la sceneggiatura di Le due vite di Mattia Pascal, adattamento pirandelliano con Marcello Mastroianni, proposto alla RAI per una serie televisiva in quattro parti, e diventato poi un lungometraggio nel 1985. Figurano come co-sceneggiatori Ennio De Concini, Amanzio Todini e Monicelli.


4
Il futuro (e il passato) è femmina
Nel 1986 il regista realizzò Speriamo che sia femmina, una commedia al femminile ambientata nella campagna toscana, alla cui scrittura Suso contribuì insieme a Monicelli, Piero De Bernardi, Leo Benvenuti e Tullio Pinelli. Il film vinse molti premi ai David di Donatello tra cui miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura.
Le ultime due sceneggiature in collaborazione furono Facciamo paradiso (1995) e Come quando fuori piove (2000).
Facciamo paradiso, ispirata a un racconto di Giuseppe Pontiggia e scritta anche da Benvenuti e De Bernardi, raccontava i maggiori eventi del periodo dopo il 1968 in un’ottica femminile, fra commedia e dramma, ma il film non incontrò molto successo. Nell’archivio digitale ci sono due versioni della sceneggiatura, l’ultima e la penultima. La penultima presenta alcune revisioni proposte da Cecchi d’Amico a mano e con pagine dattiloscritte intercalate con le pagine stampate. Di quest’ultimo caso, presentiamo qui sotto due esempi. Nel primo ci sono due pagine stampate e poi dei dattiloscritti che allungano i dialoghi. Non è chiaro di chi sia questa proposta, ma comunque il film tiene fede alla versione stampata.
Nel caso del secondo esempio, è il tipo di cambiamento proposto (l’avvicinamento tra Claudia, la protagonista, e il compagno di studio e di lotta politica, Luca – episodio poi incluso effettivamente nel film) che ci fa pensare sia di Suso, sempre attenta all’approfondimento dei rapporti tra le persone.
Lo stesso terzetto di sceneggiatori scrisse anche il soggetto e la sceneggiatura di una serie televisiva in due puntate diretta da Monicelli, Come quando fuori piove, trasmessa su RAI Uno nel 2000, con Stefano Accorsi e Claudia Pandolfi. Prendendo spunto da una vincita alla lotteria in un paese del Veneto, la trama racconta come le relazioni tra vari giocatori di poker, abituati a riunirsi nel bar del luogo, vengano scombussolate dalla speranza di accaparrarsi i soldi del premio. Nell’archivio digitale si trovano due versioni del soggetto. La prima, di 37 pagine e incompleta, rivela il modo di lavorare del gruppo, con cancellature, parti di testo riscritte e aggiunte, numerazioni delle pagine cambiate e le correzioni manoscritte di Suso, col suo inconfondibile modo di scrivere le ‘s’ (ved. ‘successo’, pag.65). L’altra è la versione completa e pulita di 73 pagine del soggetto precedente, intitolata Me ne vado.
Le ultime due sceneggiature in collaborazione furono Facciamo paradiso (1995) e Come quando fuori piove (2000).
Facciamo paradiso, ispirata a un racconto di Giuseppe Pontiggia e scritta anche da Benvenuti e De Bernardi, raccontava i maggiori eventi del periodo dopo il 1968 in un’ottica femminile, fra commedia e dramma, ma il film non incontrò molto successo. Nell’archivio digitale ci sono due versioni della sceneggiatura, l’ultima e la penultima. La penultima presenta alcune revisioni proposte da Cecchi d’Amico a mano e con pagine dattiloscritte intercalate con le pagine stampate. Di quest’ultimo caso, presentiamo qui sotto due esempi. Nel primo ci sono due pagine stampate e poi dei dattiloscritti che allungano i dialoghi. Non è chiaro di chi sia questa proposta, ma comunque il film tiene fede alla versione stampata.
Nel caso del secondo esempio, è il tipo di cambiamento proposto (l’avvicinamento tra Claudia, la protagonista, e il compagno di studio e di lotta politica, Luca – episodio poi incluso effettivamente nel film) che ci fa pensare sia di Suso, sempre attenta all’approfondimento dei rapporti tra le persone.
Lo stesso terzetto di sceneggiatori scrisse anche il soggetto e la sceneggiatura di una serie televisiva in due puntate diretta da Monicelli, Come quando fuori piove, trasmessa su RAI Uno nel 2000, con Stefano Accorsi e Claudia Pandolfi. Prendendo spunto da una vincita alla lotteria in un paese del Veneto, la trama racconta come le relazioni tra vari giocatori di poker, abituati a riunirsi nel bar del luogo, vengano scombussolate dalla speranza di accaparrarsi i soldi del premio. Nell’archivio digitale si trovano due versioni del soggetto. La prima, di 37 pagine e incompleta, rivela il modo di lavorare del gruppo, con cancellature, parti di testo riscritte e aggiunte, numerazioni delle pagine cambiate e le correzioni manoscritte di Suso, col suo inconfondibile modo di scrivere le ‘s’ (ved. ‘successo’, pag.65). L’altra è la versione completa e pulita di 73 pagine del soggetto precedente, intitolata Me ne vado.