Dirigere una produzione secondo Mara Blasetti
Partendo dal presupposto concettuale dell’archivio di persona in quanto “specchio di carta”, il percorso tematico si propone di far emergere la sfaccettata pratica del ruolo professionale ricoperto da Mara Blasetti, storicamente sottovalutato e ancora oggi sconosciuto.
Grazie a una simbolica rassegna della sua documentazione lavorativa, indaghiamo qui quali fossero gli strumenti del mestiere, impiegati da chi esercitava la delicatissima funzione di mediatore tra il produttore e il regista.
Sezioni percorso
1
A lezione di cinema con Mara Blasetti
2
Leggere uno specchio di carta
3
Una buona dose di intuito
4
Ciak, si gira!
1
A lezione di cinema con Mara Blasetti
Chiamata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dall’allora commissaria straordinaria Lina Wertmüller, Mara Blasetti sale in cattedra il 14 dicembre del 1988 per tenere una “conversazione con voi, raccontandovi quella che è stata la mia esperienza di una vita di cinema”. Fortunatamente, negli anni successivi al suo ritiro dalla professione, sono state tante le occasioni a lei offerte per parlare di sé. Nei momenti in cui veniva interpellata riguardo al suo salto professionale di categoria, citava anche il nome di Antonio Altoviti come personaggio chiave.
Durante le giornate di preparazione e ripresa di Amore e chiacchiere il direttore di produzione nota la dedizione, il talento organizzativo e le abilità di mediazione interpersonale della giovane che verrà così assunta in qualità di ispettrice di produzione per il film Europa di notte. Non prima di superare lo scoglio a forma di paio di “stivali”: come rammenta la stessa Blasetti nella 165° puntata del programma televisivo “Il Club”, “Altoviti andò da papà che fece una sfuriata, dicendo che non era possibile, che ero una persona di fantasia, che non potevo avere a che fare con i numeri”. In verità, proprio dentro i confini di questo mondo di numeri Mara Blasetti si realizza come lavoratrice, ottenendo una carriera indipendente dal ramo familiare, e che non ha mai avuto modo di descrivere dettagliatamente se non nella sopracitata “chiacchierata” con gli studenti e studentesse di fine anni ‘80 del CSC, a tutti gli effetti una lezione sull’organizzazione di produzione “come l’ho fatta io, non proprio all’italiana”, perché lontana dalla consueta narrazione aneddotica.
Durante le giornate di preparazione e ripresa di Amore e chiacchiere il direttore di produzione nota la dedizione, il talento organizzativo e le abilità di mediazione interpersonale della giovane che verrà così assunta in qualità di ispettrice di produzione per il film Europa di notte. Non prima di superare lo scoglio a forma di paio di “stivali”: come rammenta la stessa Blasetti nella 165° puntata del programma televisivo “Il Club”, “Altoviti andò da papà che fece una sfuriata, dicendo che non era possibile, che ero una persona di fantasia, che non potevo avere a che fare con i numeri”. In verità, proprio dentro i confini di questo mondo di numeri Mara Blasetti si realizza come lavoratrice, ottenendo una carriera indipendente dal ramo familiare, e che non ha mai avuto modo di descrivere dettagliatamente se non nella sopracitata “chiacchierata” con gli studenti e studentesse di fine anni ‘80 del CSC, a tutti gli effetti una lezione sull’organizzazione di produzione “come l’ho fatta io, non proprio all’italiana”, perché lontana dalla consueta narrazione aneddotica.
2
Leggere uno “specchio di carta”: l’archivio come strumento per raccontare se stesse
Sulla scia del dibattito archivistico recente, sempre più propenso a concettualizzare il fenomeno dei fondi di persona in chiave di auto-rappresentazione, cioè costruiti per restituire alla posterità una certa immagine dei soggetti che li hanno prodotti, possiamo interpretare la documentazione conservata nell’archivio di Mara Blasetti alla stregua di un racconto registrato su metri di carta, senza il vincolo di una scaletta radio o televisiva.
Scartabellando fra le sue centinaia di agende personali, scopriamo la meticolosità con cui appuntava ogni dettaglio della sua vita tanto privata quanto professionale: appuntamenti, mostre visitate, spettacoli di teatro, cene organizzate, ma anche gli inizi delle riprese di un determinato progetto, o una riunione con un produttore. Sin dalla giovinezza, Blasetti gestiva qualsiasi evento secondo una incredibile dote di organizzazione, una qualità che l’ha forse predestinata alla carriera che avrebbe scelto.
Infatti, tra i documenti strettamente lavorativi, in particolare nella corrispondenza, si ritrovano testimonianze tanto del suo talento manageriale quanto della sua naturale predisposizione a instaurare ottimi rapporti interpersonali.
In un’altra prospettiva, sfogliare gli strumenti del mestiere di Blasetti può proiettare una luce su quali passi eseguiva chi preparava e dirigeva, a livello produttivo, un progetto cinematografico americano o europeo, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta.
Scartabellando fra le sue centinaia di agende personali, scopriamo la meticolosità con cui appuntava ogni dettaglio della sua vita tanto privata quanto professionale: appuntamenti, mostre visitate, spettacoli di teatro, cene organizzate, ma anche gli inizi delle riprese di un determinato progetto, o una riunione con un produttore. Sin dalla giovinezza, Blasetti gestiva qualsiasi evento secondo una incredibile dote di organizzazione, una qualità che l’ha forse predestinata alla carriera che avrebbe scelto.
Infatti, tra i documenti strettamente lavorativi, in particolare nella corrispondenza, si ritrovano testimonianze tanto del suo talento manageriale quanto della sua naturale predisposizione a instaurare ottimi rapporti interpersonali.
In un’altra prospettiva, sfogliare gli strumenti del mestiere di Blasetti può proiettare una luce su quali passi eseguiva chi preparava e dirigeva, a livello produttivo, un progetto cinematografico americano o europeo, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta.

3
“Una buona dose di intuito”: cosa prevedere per preparare un film
Una volta assunta da un produttore al fine di pianificare e organizzare una produzione cinematografica, Mara Blasetti analizzava lo script ricevuto da un punto di vista economico. È il momento del breakdown (in italiano, spoglio), che lascia sulle pagine del copione tracce di colore diverse, tutte con un rimando solitamente spiegato da una legenda. Ogni sottolineatura a penna o con evidenziatore raggruppava gli elementi necessari per ciascun reparto, da trascrivere poi in liste con i costi previsti specifici: personaggi, animali, trucco e parrucco, costumi, effetti speciali, props, stunts, veicoli, attrezzature, interni ed esterni, scene notturne e diurne. Dall’insieme dei singoli fabbisogni, la direttrice di produzione componeva successivamente il documento “organizzativo” per eccellenza, il piano di lavorazione (in inglese, shooting schedule), “quanto più logico e quanto più economicamente rispondente alle necessità”. Le date delle riprese, gli ambienti e le inquadrature da girare, gli attori e attrici da convocare, venivano tradotte in ultimo in termini finanziari sui fogli del budget o bilancio preventivo.


4
Ciak, si gira!: l’occhio della direttrice di produzione sulle riprese
Come testimoniano le carte dattiloscritte e gli appunti manoscritti in archivio, Mara Blasetti partecipava alla totalità dei procedimenti preparatori: dai sopralluoghi per la selezione delle location, passando per la contrattualistica di assunzione del personale e del noleggio di forniture e attrezzi, fino alla costruzione di set.
Durante la fase di realizzazione, il “meraviglioso e tremendo lavoro” della production manager si concentrava su scala quotidiana.
Concertava in maniera efficace tutti gli spostamenti necessari di troupe e cast artistico per le riprese, secondo la scaletta dettata dagli ordini del giorno. Redigeva memorandum per comunicare cambiamenti o risolvere problematiche tra i vari reparti; indicava, attraverso note, le raccomandazioni utili per i viaggi e quali strutture ricettive e servizi poter sfruttare sul posto; batteva a macchina relazioni sul girato e resoconti delle spese a varia periodicità. Supervisionava infine le attività di post-produzione, “fino al momento in cui si consegna al produttore la copia campione”.
Durante la fase di realizzazione, il “meraviglioso e tremendo lavoro” della production manager si concentrava su scala quotidiana.
Concertava in maniera efficace tutti gli spostamenti necessari di troupe e cast artistico per le riprese, secondo la scaletta dettata dagli ordini del giorno. Redigeva memorandum per comunicare cambiamenti o risolvere problematiche tra i vari reparti; indicava, attraverso note, le raccomandazioni utili per i viaggi e quali strutture ricettive e servizi poter sfruttare sul posto; batteva a macchina relazioni sul girato e resoconti delle spese a varia periodicità. Supervisionava infine le attività di post-produzione, “fino al momento in cui si consegna al produttore la copia campione”.

