Gabriella Pescucci

Costumista

Naviga per parola chiave:
Discrimination (1)
Family Networks (2)
Feminised Labour (5)
International Factors (1)
Professional Roles (1)

Biografia

Quando si dice ‘costumista italiana’, si pensa a Gabriella Pescucci.

La più prestigiosa, la più internazionale e premiata fra le nostre costumiste, si è formata con i grandi maestri della scenografia e del costume, quando, dopo il diploma dell’Istituto d’arte di Firenze, è arrivata a Roma per cercare di lavorare nel cinema. 

Ha fatto l’assistente di Umberto Tirelli, Pier Luigi Pizzi, Ezio Frigerio e poi di Piero Tosi per Medea (Pier Paolo Pasolini, 1969) e Morte a Venezia (Luchino Visconti, 1971). Per Visconti ha disegnato i anche i costumi dell’opera Manon Lescaut (1973), uno dei tanti esempi del lavoro di Pescucci per il teatro, che ha affiancato sempre quello per il cinema.

Fra gli innumerevoli premi che le sono stati attribuiti nella sua carriera, spicca l’Oscar per L’età dell’innocenza (Martin Scorsese, 1993), seguito dai due David di Donatello per Il mondo nuovo (Ettore Scola, 1982) e Il nome della rosa (Jean-Jacques Annaud,1987), due premi Bafta per C’era una volta in America (Sergio Leone, 1984) e Le avventure del barone di Münchausen (Terry Gilliam, 1988), e poi nove Nastri d’argento, tra i quali quelli per Fatti di gente perbene (Mauro Bolognini, 1975), La città delle donne (Federico Fellini, 1980), La fabbrica di cioccolato (Tim Burton, 2005).